sabato 16 ottobre 2010

Metti i soldi dove hai messo la bocca

Il titolo del post non è un invito a pratiche sessuali bizzarre, quanto un modo di dire americano molto efficace: si richiede di dimostrare con i propri soldi che si crede in qualcosa su cui si spendono molte parole.

Mi veniva in mente questo motto a proposito dell’università; qui a Pisa, in particolare, per protestare contro la riforma Gelmini, diverse facoltà hanno sospeso la didattica, con grande plauso dei professori.

Professori che, ovviamente, hanno “messo la bocca” sull’importanza dell’università in generale e delle loro facoltà in particolare. A loro dire vale la pena fare un laureato e vale la pena fare ricerca qui: ossia un laureato capace di produrre meglio, e la ricerca fatta permetterà al paese di crescere di più.

Io credo che queste affermazioni siano false, e credo che l’Università di Pisa (e molta università italiana) abbia un rapporto con il lavoro vero simile a quello fra un culturista e un atleta. Un atleta sviluppa i muscoli per correre meglio, saltare meglio, nuotare meglio; ha uno scopo molto preciso in quello che fa, e lavora di conseguenza per ottenerlo. Un culturista invece sviluppa i muscoli per sviluppare i muscoli; può accadere che abbia capacità atletiche, ma è una cosa che accade per caso, ed è estranea al progetto iniziale.

Comunque, quella sopra è solo la mia idea, e non è l’oggetto del post. L’oggetto del post è un altro, ossia i soldi.

La proposta è la seguente: facendo una stima che ci siano circa 100 ordinari all’Università di Pisa (credo siano molti di più, ma al momento non ho un dato preciso, Lunedì vedo se riesco a recuperarlo), ognuno di loro può tranquillamente ipotecare la casa o fare un mutuo per 100.000 euro presso una banca. Non è una cifra particolarmente elevata, e con un tasso del 4% fa circa 500 euro al mese per trent’anni; niente di straordinario, dato lo stipendio di un ordinario.

In totale, questa cifra fa 10 milioni di euro, che i professori possono usare per finanziare imprese create e alimentate da studenti, assegnisti, ricercatori provenienti dall’Università. COME debbano organizzare la cosa, COME debbano farla, COME debbano gestirla, COME scegliere i progetti è un LORO problema. Loro sostengono di essere persone capaci, tanto è vero che insegnano; molto bene, hanno quindi tutti gli strumenti per creare un fondo di investimento perfettamente funzionante.

Ovviamente, se scelgono male e finanziano ricerche farlocche anziché cose utili, si troveranno in breve ad aver esaurito il capitale senza aver ottenuto nulla di concreto; si troveranno cioè a scoprire la realtà del mondo, che se ne frega se “la mia università ha 650 anni”, oppure “queste ricerche sono importantissime” e altre amenità del genere. Scopriranno che fare ricerche su argomenti che hanno un impatto limitato sul mondo reale, come la filologia romanza, appartiene alla categoria dei beni di lusso: te li puoi permettere finchè hai tanti soldi, ma quando le risorse sono scarse è bene magari evitarle.

Personalmente credo che una cosa del genere non accadrà MAI. Perchè i soldi sono soldi, e la ricerca è importante, ma è bene se la paga qualcun’altro.

3 commenti:

  1. Il culturista medio sviluppa i muscoli per moltiplicare le occasioni di accoppiamento.

    Da ciò si evince che il professore ordinario medio sviluppa la didattica per moltiplicare le occasioni di accoppiamento.

    Gli atleti e gli scienziati seri trombano pochissimo.

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  2. Ma perchè fermarsi qui?
    Perchè non eliminare lo studio della letteratura a tutti i gradi della scuola? Solo matematica e materie scientifiche.

    Nell'istruzione investiamo cifre ridicole rispetto a Francia e Germania.

    In questo momento credo che il suo post sia quanto di più fuori luogo possibile.

    Esistono i dinosauri e i baroni nelle università, ma non è sparando a zero su TUTTI indistintamente, come ha fatto lei e come vuol fare la Gelmini, che si risolvono le cose.

    La sua è solo l'ennesima opinione inutile (anzi, controproducente) che non servirà a risollevare le sorti di questo Paese.

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  3. @Riccardo.

    Vediamo di capirci.

    Punto primo.

    Questo è il mio blog. Me lo scrivo e me lo gestisco io.L’opinione tua o di chiunque altro su cosa sia utile, inutile, dannoso o pericoloso è trattata alla stregua di una mosca: finchè sta lontana da qui è inutile, se comincia a ronzarmi intorno è fastidiosa, e come tale viene scacciata. Quindi la prossima volta non rispondo neanche, casso il commento e basta.

    Punto secondo.

    Questo è un blog. Quindi non conta niente. Hai perso tempo ed energie per rispondere a un post che avrà l’effetto di un rutto fatto davanti al mare. Ossia niente.

    Punto terzo

    Io rispondo di quello che scrivo, non di quello che tu leggi. E francamente fa ridere sentire un’accorata difesa della letteratura italiana da parte di qualcuno che non è in grado neanche di capire il senso di un post di forse cinquanta righe. Io NON propongo nessuna abolizione; ho solo proposto che chi sostiene che la ricerca fatta nell’università sia di qualità elevata e fondamentale per il paese sia conseguente e ci metta i propri soldi. SE loro ritengono che sia fondamentale lo studio della letteratura e che questo possa produrre risorse per ripagare il loro investimento E finanziare nuove ricerche, lo facciano. Se vengono a chiedere i miei soldi per farlo, beh, prima di tutto devono convincermi.

    Punto quarto

    Citare a baccello la Francia e la Germania è una cosa che fa ridere. Entrambi questi paesi sono più ricchi di noi, QUINDI possono spendere più di noi – e tirar fuori le percentuali sul PIL non ha senso. Se conoscessi la geografia sapresti che l’Italia non è una versione in piccolo della Germania o della Francia, e che quindi ha una struttura di costi fissi completamente diversa.

    Se vuoi spendere di più per la ricerca di base (sia di ambito scientifico che umanistico) bisogna PRODURRE più ricchezza e bisogna garantire che la ricchezza non venga dilapidata, ma investita in attività che servono a garantire il progresso anzitutto ECONOMICO del paese: ogni volta che hai un euro in mano, devi garantirti anzitutto che ce lo avrai anche domani, ossia devi INVESTIRE, non SPENDERE. I soldi, nonostante le fregnacce che sembri credere, non si producono per scissione; ci vuole che qualcuno produca ricchezza.

    La mia provocazione – che tu non hai capito – voleva dire esattamente questo: quando investi X per la ricerca, DEVI essere sicuro di avere come ritorno almeno X + 1. Il ricco non è ricco perchè compra l’orologio d’oro, compra l’orologio d’oro perchè è ricco; analogamente, la Germania non è ricca perchè finanzia ricerche “di prestigio”, finanzia ricerche di prestigio perchè è ricca.

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