lunedì 16 agosto 2010

Ma che te rode?

Una mia amica ha avuto la voglia di leggersi i miei post, e dopo la lettura, mi ha trasmesso alcune impressioni; le avevo promesso una risposta articolata (ossia, chilometrica), che riporto qui di seguito.

E’ però necessaria una premessa, che spieghi perchè io scrivo i post.

Per me, scrivere è un modo per levarmi cose dalla testa, semplicemente: io faccio automaticamente riflessioni su quello che vedo, e queste riflessioni tendono a ronzarmi nel cranio per giorni. Scrivere un post è un meccanismo comodo e semplice per levare dalla testa questo pattume, e potermi occupare in modo più concentrato di cose che mi interessano davvero, perchè magari aiutano me, la mia famiglia o le persone che mi sono care.

In questo senso, io non cerco di convincere nessuno di quello che dico: se sostengo che il partito X è governato da un gruppo di idioti e che dovrebbe sparire dal parlamento, non mi aspetto che i suoi elettori cessino di votarlo. NON sto cercando di cambiare il mondo, anche perchè cambiarlo da un blog è una tesi talmente cretina che non merita neppure di essere confutata.

Per lo stesso motivo, io scrivo piuttosto rapidamente: questo NON è un articolo per Foreign Policy, è un post su un blog scritto in dieci minuti. Quindi posso anche dire cose interessanti, ma non ho il tempo e le energie per preparare un corposo saggio su un qualsiasi argomento che non riguardi il mio lavoro.

Ora, veniamo alle obiezioni.

La prima obiezione che la mia amica mi fa è di essere troppo sarcastico, tagliente e velenoso, laddove lei preferirebbe un approccio più orientato al dialogo e al rispetto dell’altrui posizione.

Dal mio punto di vista ci sono due tipi di questioni su cui discutere:

a) la fisica di un sistema;

b) le opinioni politiche.

La fisica di un sistema è quello che è il suo comportamento osservato: se volete, sono le “leggi” che lo regolano, e che noi deduciamo attraverso l’osservazione empirica. Un esempio di queste leggi è la fisica propriamente detta, che è appunto basata su osservazioni e leggi empiriche dedotte attraverso un processo razionale; un altro esempio sono le leggi politiche descritte da Macchiavelli nel suo Principe.

La fisica di un sistema è al di fuori del controllo dell’osservatore, e delle sue preferenze: se un palazzo crollando uccide un neonato, la cosa non ci piace, ma non possiamo “modificare” la fisica del sistema perchè non ci piace il risultato prodotto: dobbiamo lavorare all’interno di tale fisica e di tali leggi per ottenere il risultato che vogliamo – nel nostro caso, garantire la statica dei palazzi che costruiamo.

Inoltre la fisica di un sistema è decidibile: possiamo verificare empiricamente se un certo sistema ha una certa fisica oppure no, ossia se obbedisce a certe leggi oppure no. Ovviamente la scienza politica e la statica hanno gradi di approssimazione diversi, ma non sono soggetti a un consenso per essere veri: un muro instabile tende a crollare, anche se tutti gli ingegneri votano che resterà in piedi, e un bene scarso tenderà ad aumentare di prezzo quando aumenta la domanda, indipendentemente da quello che ne pensano gli economisti.

Dalla parte opposta ci sono le opinioni politiche, per esempio, se sia meglio fare la facciata di un palazzo rossa oppure gialla. Qui non abbiamo criteri per stabilire cosa sia “meglio” o “peggio”, non c’è nessun calcolo da fare; in questo caso si mette la cosa ai voti, e decide semplicemente la maggioranza, anche se ha deciso per una facciata viola a pallini gialli.

In democrazia noi mettiamo ai voti tutto quello che non riguarda la fisica del sistema: non è un voto che deve decidere quanto fare alto un argine, o quanto grano ammassare per l’inverno: abbiamo modelli che ci permettono di deciderlo in modo piuttosto preciso. E’ invece un fatto da decidere a maggioranza quando fare le feste e quante feste fare, quanto lavorare e così via.

Quello su cui io sono ferocemente sarcastico è la tendenza a trasformare pezzi della fisica del sistema in opinioni politiche: ossia accreditare l’idea che affermazioni chiaramente in contrasto con la fisica, l’economia, la storia e la logica debbano essere rispettabili in quanto opinioni lecite. Con questo criterio possiamo mettere ai voti quanto deve essere alto un argine, quando cemento mettere in un pilastro, quanta energia ci serve e così via. Il risultato di questo approccio è tipicamente un disastro sul medio termine: siccome non possiamo andare contro la fisica del sistema, prima o poi questa ci ritorna addosso e ci fa fare la figura degli inetti. Per fare un esempio pratico, se decido di non costruire centrali nucleari E sono un paese privo di risorse energetiche, finirò con l’importare moltissima energia da altri paesi, compresa energia elettrica prodotta da energia nucleare in centrali vicini al mio paese.

Il che ci porta a un secondo gruppo di obiezioni: quelle relative alla democrazia. In uno dei miei post sostenevo che un politico deve ascoltare le richieste dei propri elettori, e agire di conseguenza; nel caso specifico l’affermazione era su occuparsi dei bambini soggetti a molestie in famiglia, rispetto a quelli aggrediti in luoghi pubblici. La mia amica obiettava che un politico dovrebbe occuparsi di entrambe le questioni, perchè ovviamente non esistono bambini peggiori degli altri.

L’obiezione è comprensibile, ma è sbagliata. In una democrazia un politico è eletto per fare le cose che gli elettori vogliono che faccia – indipendentemente da quello che dice il politico o l’elettore. Questo perchè il politico ha la fonte del proprio potere nel consenso che è in grado di raccogliere a ogni successiva elezione. Se io voglio che il politico si occupi dei bambini molestati in famiglia, io non devo convincere il politico, devo convincere i suoi elettori. In una democrazia, NESSUN problema che non sia chiaramente espresso e richiesto da un gruppo ragionevolmente ampio di elettori e che non comprometta la stabilità immediata del sistema stesso sarà perseguito da un qualsiasi politico.

La Lega, per fare un esempio, raccoglie un enorme consenso su aspetti che altri partiti – in particolare di sinistra hanno per anni negato che fossero problemi: l’integrazione degli immigrati e la sicurezza, tanto per fare due esempi pratici. Alla fine gli elettori di sinistra hanno smesso di votare per certi partiti, e ne hanno cominciato a votare altri che li stavano a sentire.

Per fare un esempio speculare, se consideriamo la situazione dei braccianti immigrati del Sud, vediamo esattamente lo stesso comportamento: siccome nessun politico è interessato davvero al problema (intendo che ritiene di poter ottenere consenso significativo su questo) semplicemente nessuno si occupa delle condizioni di persone chiaramente esposte a condizioni di vita semischiavistiche, laddove nelle stesse regioni ci si dispera perchè ad alcuni lavoratori è stato chiesto di non ammalarsi in modo eccessivo.

Questa è la fisica del sistema chiamata “democrazia”. Almeno così l’ho capita io.

2 commenti:

  1. Il rispetto dell'altrui posizione non e' un obbligo. Nemmeno la democrazia impone tale rispetto, tra parentesi, visto che assegna una prosizione prevalente all'opinione che ha piu' voti. Nel momento in cui assumiamo che un'opinione sia prevalente, di che cosa stiamo parlando?

    Uriel

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  2. Obiezione corretta. In realtà il rispetto è verso chi esprime quella posizione: se mentre decidiamo il colore delle pareti della stanza io affermo "solo uno con i neuroni in outsourcing potrebbe volere questa stanza viola", diciamo che tendo a creare un conflitto non utile.

    Poi capisco che la tipologia di interazione fra ferraresi quadratici medi sia piuttosto peculiare... si dovrebbe fare un articolo specifico nella Costituzione.

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